mercoledì 30 ottobre 2019

Onar

di Marco Canonico





«Stai dicendo sul serio Kleide?».
«Sì, da quello che mi ricordo il sogno è finito bene, ma non ricordo cosa sia successo. È da mesi che ho gli incubi».
«Ma era veramente un bel sogno? Non potrebbe soltanto essere un caso, o meglio, un sogno meno brutto rispetto a un altro?».
«Sono sicura che il sogno fosse bello, anzi, è iniziato male ma poi è finito bene. È arrivato un tipo strano che...».
«Tutta la città di Anthos non fa bei sogni da mesi», la interruppe Amycus.
«Lo sai bene che il sindaco ha dichiarato lo stato di emergenza. Non riesco a capire come tu abbia potuto dormire bene stanotte».
«Se ti ricordi lui ha detto che aveva un piano».
«C’ero anch’io quando lo ha annunciato di fronte a tutti nella Grande Piazza. Ma ti rendi conto da sola che non è possibile fare nulla. Non si può intervenire sui sogni, è il nostro subconscio che ce li presenta la notte mentre dormiamo».
«Il sindaco dice che c’è qualcosa di strano, glie lo hanno riferito pure i suoi più fidati collaboratori e scienziati. Lui dice che questi sogni non sono i nostri, non ci appartengono, arrivano da qualcun altro».
 «Kleide... ti rendi conto di che follia? I sogni sono i nostri, non di qualcun altro. Te lo dico io, il sindaco, anche lui sfinito come noi da questi incubi, sta dando i numeri».
«Io sono sicura che in qualche modo interverrà. Amycus, abbiamo bisogno di riposare per bene, almeno una notte.
Io oggi ci sono riuscita ma in genere non riesco a fare più nulla la mattina: sono troppo stanca e la notte ho paura di dormire perché so che sicuramente ci sarà un nuovo incubo.
Dobbiamo almeno mettere un po’ di fiducia in quello che dice il sindaco. Almeno io, dopo stanotte, di fiducia ne ho. È chiaro che lui in qualche modo è intervenuto».
«Anche io sono stanco morto, però basta pensarci un attimo: non so cosa abbia in mente ma qualunque cosa lui faccia ritengo sia inutile. Il sindaco dice che c’è qualcosa o qualcuno che ci sta togliendo il riposar tranquilli: niente e nessuno può fare una cosa del genere. Non si può entrare nella testa delle persone mentre dormono e mandare incubi al posto di bei sogni».
«E il sogno che ho fatto stanotte? Come lo spieghi? È finito bene».
«È solo un caso».

Lo stesso giorno, nella Grande Piazza

La Grande Piazza era gremita di persone, tutte assonnate ma curiose di sentire cosa avesse da dire loro il sindaco, che aveva promesso un intervento.
«Miei concittadini, sono venuto a sapere che finalmente alcuni di noi sono riusciti a dormire in maniera accettabile la notte scorsa. Io, da parte mia, ho avuto i soliti incubi ma da quello che mi dite la situazione sembra in qualche modo cambiata. Lo statuto di emergenza imposto due mesi fa è stato necessario e sarà valido finché il problema non sarà del tutto eliminato. Ora, io e i miei collaboratori non vi abbiamo detto cosa avremmo tentato di fare, ma viste le notizie positive di oggi ritengo sia giusto comunicarvelo.
Ma non sarò io a spiegarvi il tutto, bensì il nostro uomo, che gentilmente, su mia richiesta ha acconsentito ad aiutarci».
Ci furono alcuni istanti di silenzio, rotti soltanto dal tossire di alcuni. Poi il sindaco si fece da parte e arrivò un uomo misterioso incappucciato che prese mal volentieri il microfono.
«Mi chiamo Onar, sono qui perché convocato dal vostro sindaco per risolvere un problema di cui si possono occupare solo persone come me. Ma in realtà, mi sembra doveroso dirvelo, non sono arrivato fin qui per fare un favore a voi cittadini di Anthos, ma a entrambi i regni di Ypnos e Nyx.
Io e i miei colleghi lavoriamo non su commissione ma rispondiamo a una sola autorità: Ampelos, re di Ypnos  e Orthosie, regina di Nyx».
Al solo sentire il nome dei grandi sovrani tutta la gente raccolta nella Grande Piazza sollevò dei mormorii di stupore.
«Silenzio per favore», disse Onar piuttosto annoiato.
«Prima finirò di parlare prima potrò mettermi all’opera. Come dicevo, mi mandano i vostri regnanti, perché hanno entrambi ricevuto una lettera dal vostro … sindaco – se così vi piace chiamarlo – dove si pregava loro di intervenire in qualche modo riguardo la faccenda dei brutti sogni.
La verità è che questi incubi non si verificano soltanto qui ma anche in altri paesi e città dei  nostri due regni.
Quindi …».
Un cittadino abbastanza avanti con l’età alzando il tono della voce si rivolse a Onar: «Taglia corto per favore, dicci quale incarico ti è stato affidato e cosa puoi fare per noi».
«Non osare più interrompermi vecchio, oppure quei mastini di cui hai tanto paura mentre dormi ti divoreranno per davvero. E stavolta non sarò lì a salvarti».
«Ma come fai a sapere cosa ho sognato e chi è …. ».
«Ho chiesto di non aggiungere altro e altro non aggiungerai. Ti è chiaro?».
Il vecchio ammutolì non osando controbattere di nuovo a quel misterioso uomo coperto dal cappuccio ed estremamente imperioso e sicuro di sé.
Inoltre c’era quella questione di come lui conoscesse i suoi incubi notturni.

Estratto dal racconto "Onar" di Marco Canonico, antologia fantasy "Hyperborea 3", Midgard Editrice 2019



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