sabato 21 settembre 2019

Intervista a Monica Pica

Intervista a Monica Pica, autrice del libro “Il volto perduto”, edito nella Collana Narrativa della Midgard Editrice.





 


Buongiorno Monica, parlaci della tua opera, come nasce? 

Buongiorno Fabrizio, non c’è stata una vera e propria “meditazione”: è un’opera nata in maniera impulsiva¸ quasi prepotente. Avevo intenzione di scrivere un monologo per il teatro che avesse come protagonista una donna che aveva deciso di raccontarsi.
Come ho scritto anche nell’introduzione al mio racconto, me ne stavo davanti al monitor del computer, avevo appena aperto una nuova pagina word, quando ho iniziato a scrivere senza ben sapere dove mi avrebbe portato quella scrittura. E’ come se la storia fosse sempre stata dentro di me e avesse aspettato il momento opportuno per uscire e lasciarsi raccontare.



Quali sono le tematiche più importanti del libro?

“Il volto perduto” racconta la storia di una giovane donna che viene aggredita e sfigurata in viso con acido muriatico dall’ex fidanzato. Il racconto non prende in considerazione le vicende legali connesse al fatto (l’aggressore non ha alcuno spazio nel racconto, tranne che nelle righe iniziali), ero più interessata a parlare del percorso personale e intimo della vittima nel tentativo di riacquistare un’identità, sia fisica che psicologica. Ho voluto concentrarmi sulla sua figura, quella di una donna che, anche nei momenti di maggior disperazione, non perde la determinazione nel voler fuggire da quella emarginazione auto inflitta per paura di non essere accettata dal mondo esterno. Ci tengo anche a voler dire che questo racconto non è stato ispirato dalle statistiche preoccupanti riguardanti i femminicidi e le violenze sulle donne: anche una sola donna su un milione vittima di qualunque forma di violenza è comunque inaccettabile.



Qual è il rapporto fra la scrittura e il resto della tua vita?

La scrittura è da sempre parte fondamentale della mia vita. Scrivo da sempre, da quando ero bambina, da quando sognavo di fare la giornalista. Nel corso degli anni il mio modo di scrivere è cambiato profondamente, diventando sempre più incisivo e “asciutto”, privo di fronzoli, forse anche come conseguenza del mio lavoro come ricercatrice: la scienza richiede un linguaggio sintetico e al tempo stesso esaustivo. Mi piace molto la frase di Pascal sulla difficoltà di scrivere in maniera sintetica: “Vi scrivo una lunga lettera perché non ho tempo di scriverne una breve”.



Che scrittori ti piacciono e ti ispirano?

Non ho autori o autrici preferiti, leggo di tutto, romanzi soprattutto. Adoro gli scrittori e le scrittrici dell’800 (Flaubert, le sorelle Bronte, Austen per citarne alcuni), che hanno avuto un’influenza significativa sul mio amore per la lettura, mentre il mio lavoro di ricercatrice universitaria come chimica ha fortemente influenzato il mio stile di scrittura.



Progetti futuri?

Tanti progetti, troppi, forse. Primo fra tutti scrivere un monologo teatrale tratto dal mio racconto, così come era nell’idea iniziale.
Ho iniziato, in verità, anche a scrivere un nuovo racconto. Anche in questo caso il tema ha “bussato alla mia porta” in maniera molto impulsiva e come per “Il volto perduto” non mi rimane altro che mettermi all’ascolto dei personaggi e dei loro pensieri e trascriverli sul foglio bianco.


www.midgard.it/il_volto_perduto.htm

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