martedì 3 luglio 2018

Intervista a Stefano Lazzari


Intervista a Stefano Lazzari, autore del libro “Vite parallele”, edito nella Collana Narrativa della Midgard Editrice.




Buongiorno, parlaci della tua opera, come nasce?
La storia nasce da una considerazione esistenziale comune a tanti, se non a tutti: il tempo rappresenta il bene più prezioso che abbiamo, e non è mai sufficiente per realizzare tutti i nostri progetti, le rinunce sono spesso dolorose e altrettanto spesso originano rimpianti, un veleno sottile e fra i più pericolosi dell’esistenza. E siccome la possibilità di una reincarnazione configura, al momento, solo una speculazione filosofica, il pensiero corre verso le “vite parallele”…


Il tema delle “vite parallele” è centrale nel romanzo. Parlacene un po’.
Il significato sostanziale, a prescindere dalle vicende pericolose esperite dal protagonista, viene in fondo riassunto dallo stesso medico, Settimio, che si fa impiantare il “clonatore temporaneo” o “sdoppiatore biologico”: poiché le “vite parallele” non rappresentano semplicemente una fuga, un’evasione, uno scappamento esplosivo e incontrollabile da una vita istituzionale che ci va sempre più stretta, ma danno respiro a un desiderio inestinguibile di conoscenza, magari consentendo di recuperare tracce preziose di un passato indimenticabile; senza peraltro dimenticare che il confronto fra le esistenze parallele, con la loro carica vitalistica, e un’etica personale e comune, corre su un crinale sottile e pericoloso, come il protagonista sperimenterà sulla sua pelle: ben consapevole che prima o poi dovrà scegliere fra il coraggio della ragione e quello del rischio, più o meno calcolato…


Quanto c’è di te nel protagonista del romanzo, Settimio?
Posto che se lo “sdoppiatore biologico” esistesse veramente sarei uno dei primi a farmelo impiantare, inevitabilmente ho proiettato nel protagonista un anelito insopprimibile di conoscenza e libertà:
e per alcuni modi di essere, di percepire alcune sensazioni più o meno insolite e particolari, e volerle condividere con persone speciali, direi che l’identificazione è precisa: ma poi, perché l’intrigo della  storia non si scolori su un binario che diventa piatto sia per chi scrive e per chi legge, e soprattutto, per meglio definire i contorni esistenziali della vicenda e renderli più critici per l’autore e anche per il lettore, è anche necessario prendere alcune distanze: e dunque la feroce autodeterminazione fino al nascondimento e ai confini del crimine non mi appartiene; così pure il compromesso forzatissimo fra molteplici relazioni personali e un’etica personale e comune che viene tacitata dalle esigenze irrinunciabili e indifferibili delle “vite parallele”; ed anche, il desiderio spavaldo e un po’ arrogante di voler sfidare le istituzioni, quasi di irriderle, solo perché in possesso di una consapevolezza ad altri sconosciuta: ecco, questo non sono io… o forse, come qualcuno ha detto, rappresenta una proiezione segretissima dell’anima…


In cosa si assomiglia “Vite parallele” agli altri tuoi romanzi e in cosa si distanzia?
Il denominatore comune è rappresentato dal desiderio insopprimibile di non appiattirsi su una vita istituzionale senza vie di scappamento, la linfa vitale dell’anima; per la prima volta, invece, mi confronto con una tematica tecnologica fantascientifica, perché purtroppo lo “sdoppiatore biologico” non è stato ancora inventato… e poi, forse per la prima volta, la storia non traccia una netta linea di demarcazione fra i “buoni” e i “cattivi”, tutti hanno qualcosa da farsi perdonare, tutti devono rassegnarsi a convivere con la parte più torbida del proprio impasto spirituale, nell’equilibrio sempre faticoso con la parte “chiara”, quella dell’etica…


Progetti futuri?
I progetti futuri sono già presenti, in realtà, perché di “Vite parallele” sto scrivendo il sequel, “La pazienza della nemesi”, dove il protagonista (e altri con lui…) dovrà misurarsi con altre insidie, apparentemente recintate in una stessa vita, ma in realtà figlie anch’esse delle esistenze parallele: perché il passato, anche quello più remoto, non costituisce mai sedimento tanto profondo da non poter essere, prima o poi, riportato a luce…

www.midgard.it/vite_parallele.htm

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