martedì 24 luglio 2018

Intervista a Rachele Tarpani

Intervista a Rachele Tarpani, quarta classificata al Premio Midgard Narrativa 2018 con il racconto “Reo”, edito nella Collana Narrativa della Midgard Editrice nell’antologia “Hyperborea 2”.




Buongiorno, parlaci del tuo racconto, come nasce?
Avevo l’idea in mente già da molto tempo, ma non avevo mai avuto modo di concretizzarla fino in fondo. Inizialmente avevo pensato di farne una long-fic a più capitoli o un romanzo vero e proprio, ma più scrivevo e più il messaggio principale che volevo mandare andava a perdersi nei problemi secondari dei personaggi. L’occasione di scrivere un racconto breve con un numero di pagine prestabilito mi ha dato l’opportunità di riflettere su quali avvenimenti della trama fossero davvero importanti e quali no, e sull’impronta che avrei voluto dare alla storia.
L’ispirazione per Reo mi è venuta leggendo i commenti che i normali utenti di Facebook pubblicavano sotto i post di noti giornali nazionali, soprattutto quelli di notizie di cronaca nera. Mi ha sempre colpito il modo in cui la massa, anche nei casi di un reato non ancora accertato, finisca sempre per inneggiare morte e fustigazioni al presunto “reo”, come se fossimo nel medioevo e fosse la folla a dover decidere che farne di un criminale.
La mia storia si basa su un unico assunto: “Sei colpevole fino a prova contraria”, una legge morale e penale che influenza irrimediabilmente la vita di ognuno dei personaggi, e che in sostanza è un rovesciamento della cosiddetta presunzione di non colpevolezza del mondo giuridico. Non sono esperta di legge, ma ho sempre trovato affascinante la facilità con cui siamo portati ad additare come colpevole qualcun altro in base solo ad un istinto, pur non avendone prove certe.
Nel caso della mia storia, però, a comandare non sono gli esseri umani ma le macchine. Questo dettaglio è importante e spiega anche perché gli abitanti della Far non si siano mai ribellati in secoli di Tecnomachia: tutti sono convinti che gli esseri umani sbaglino a priori (per il solo fatto di essere umani) ed il computer no. Il protagonista stesso avrà bisogno di un vero e proprio scossone nella propria vita per appurare che “errore e non errore” è diverso da “giusto e sbagliato”.


Il racconto rientra nel genere Fantasy storico-distopico. Ami molto questo genere?
Senza dubbio è tra i generi che più amo leggere, specie dopo la carrellata di saghe young e new adult pubblicate negli ultimi anni. Hunger Games, Divergent, Maze Runner e tutti gli altri hanno dato un grande contributo alla letteratura distopica per ragazzi, già in auge grazie a scrittori classici del calibro di Orwell e Bradbury. Anche il mondo orientale è stato di ispirazione, soprattutto con Koushun Takami ed il suo Battle Royale (di cui ho letto il manga).
Per quanto riguarda la scrittura, generalmente preferisco scrivere storie più urban-fantasy; ma quando l’idea per una distopia mi sembra azzeccata e vincente, mi cimento volentieri nell’impresa.


Qual è il rapporto fra la scrittura ed il resto della tua vita?
Per me scrivere è come respirare. Lo faccio dappertutto ed in qualsiasi situazione, anche durante le lezioni universitarie (e c’è chi può testimoniarlo). 
Sto fisicamente male se non prendo il computer e non scrivo almeno una frase, o non rileggo e correggo la bozza di un capitolo. Grazie alla scrittura ed alla lettura sono riuscita a superare indenne molti periodi difficili della mia vita, a raccontarmi e ad oltrepassare quei blocchi interiori che ho sempre avuto. Potremmo dire che sia la medicina contro tutti i mali della mia esistenza.
La gente che mi conosce mi descrive come una persona ponderata e calma davanti ai problemi, una che non si fa mai prendere dal panico e che riesce ad essere seria ed al contempo ad ironizzare anche quando tutto sta andando in malora. Il mio segreto è questo: un foglio di carta bianco ed una penna dove poter letteralmente vomitare la mia negatività. Se non scrivo, sono nervosa, intrattabile, mi infastidisce qualsiasi cosa. Datemi un foglio word ed una mezz’oretta di pace, e ritorno più calma di Gandhi e di Martin Luther King messi insieme.
Quando mi arrabbio seriamente, ho bisogno di uno sfogo. La scrittura è il mezzo più diplomatico che ho trovato per restare nei miei equilibri mentali e per non alterarmi inutilmente ogni volta che vedo che qualcosa non va (specie con altri esseri umani).
C’è chi va in palestra… Io sono pigra e preferisco allenare le dita.


Quali scrittori ti piacciono e ti ispirano?
Non ho uno scrittore preferito in assoluto. Come con la musica, non presto molta attenzione tanto all’autore o alla sua biografia, quanto all’opera stessa: se la trama mi ispira, io la leggo e la amo alla follia, anche se il resto delle opere dello scrittore è discutibile. E difficilmente leggo tutto di un solo autore.
Però, se devo citare i nomi di chi mi ha veramente ispirata come autrice, il primo della lista è Italo Calvino. Ha scritto forse il passo più bello che io abbia mai letto:
Posso dire che scrivo per comunicare, perché la scrittura è il modo in cui riesco a far passare delle cose attraverso di me, delle cose che magari vengono a me dalla cultura che mi circonda, dalla vita, dall’esperienza, dalla letteratura che mi ha preceduto, a cui do quel tanto di personale che hanno tutte le esperienze che passano attraverso una persona umana e poi tornano in circolazione.
È per questo che scrivo”. (Mondo scritto e non scritto, Italo Calvino)
Mi mette i brividi ogni volta che la leggo. È esattamente quello che faccio e che provo io. Se fosse stato ancora vivo, io ed Italo Calvino avremmo potuto essere grandi amici.
Un ringraziamento speciale va anche a due autrici fantasy tutte italiane che hanno segnato la mia infanzia in maniera irrimediabile: Moony Witcher con la sua serie “La bambina della sesta luna” e Licia Troisi con le “Cronache del Mondo Emerso”. Sono state le prime saghe fantasy di cui ricordi davvero qualcosa. Facevo le medie, allora, e le avevo letteralmente adorate entrambe. Posso dire che siano state loro a dare avvio alla mia passione per quel genere.

 
Progetti futuri?
Finire l’università e magari trovarmi un buon lavoro che mi dia uno stipendio sicuro sono la mia priorità, ma questo non frenerà di certo la mia vena artistica, anzi. Visto che amo pensare in grande… direi che mi piacerebbe pubblicare la quadrilogia urban-fantasy che sto attualmente scrivendo e di cui vado molto fiera.
Ne ho già scritti tre (di cui il secondo è attualmente in revisione) ed il quarto è quasi a metà. Per questa serie ho davvero tante idee, quindi per strafare ho in mente anche uno spin-off su qualche personaggio (anche quello in lavorazione).
Sogno un giorno di pubblicarli e di vedere il mio libro solista in una libreria, ed intanto mi diletto con qualche altro concorso. Mi piacerebbe anche fare una collaborazione con qualcuno in un’opera a più mani.
E mi piacerebbe andare in Giappone.
Grazie a Fabrizio Bandini ed a tutta la Midgard Editrice per l’enorme pazienza e per il lavoro fatto con il libro, ed un saluto a tutti gli scrittori, autori, appassionati.
Pace e amore!

www.midgard.it/hyperborea2.htm






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