martedì 3 ottobre 2023

Lo sciacallo di Old Burial Hill

 di Federico Di Adamo.








Parcheggio la macchina vicino alla staccionata che delimita il perimetro della piccola chiesetta di Oak Point. 
Sono le sei meno un quarto e secondo le informazioni Padre Davis lascia l’edificio fra poco. 
Sgancio la cintura di sicurezza e mi sgranchisco le spalle; abbasso il finestrino e mi accendo una sigaretta: mi ci vuole proprio dopo quattro ore di viaggio.
Chiesetta davvero caratteristica: tutta in legno verniciata di bianco immacolato ad eccezione della porta d’ingresso e il tetto a punta del campanile.
Le grosse foglie di quercia cadute a terra formano un tappeto uniforme rosso arancio che quasi inghiottono la lingua di cemento della strada.
C’è un’atmosfera di pace quasi irreale qui attorno. 
Sono tornato indietro di tre secoli!
La porta principale dell’edificio si apre. 
Padre Davis esce e la chiude a chiave. 
Prendo la guida turistica sul sedile del passeggero e me la piazzo davanti al naso per nascondere il volto anche se il reverendo sembra non notarmi affatto.
Percorre un breve tratto e raggiunge una bicicletta appoggiata alla staccionata, ci sale sopra e si allontana. 
Atletico il prete di paese, non l’avrei mai detto.
Non l'ha neppure legata con una catena. 
Questo deve essere uno degli ultimi posti in America dove poterlo fare.
Bene, fra poco potrò prendere quell’anelluccio che mi frutterà quattromila verdoni.
Ok meglio muoversi.
Ripiego la cartina e la rimetto al suo posto nel portaoggetti e chiudo il finestrino. 
Scendo dalla macchina, prendo il borsone con gli attrezzi dal bagagliaio e mi guardo attorno: la via è libera.
Queste dannate foglie secche fanno un rumore d’inferno sotto i piedi e se qualcuno buttasse un mozzicone di sigaretta qui brucerebbe tutto in un baleno e addio tre secoli di Storia.
La porta principale è un gioco da bambini da aprire. Uso il kit di scasso e in pochi secondi sono dentro.
C’è un leggero odore di incenso che aleggia nell’aria.
I raggi del sole ormai basso entrano dai finestroni alti e stretti del lato ovest, illuminano perfettamente l’interno: le due file di panche ben lucidate, il pavimento di assi di legno scuro e l’altare sobrio, in pieno stile puritano. 
Percorro rapido il corridoio centrale e raggiungo quest’ultimo.
La scalinata che conduce alla cripta sotterranea è a sinistra. 
I gradini sono intagliati direttamente nella pietra; devono aver fatto una faticaccia per ricavare la camera sotterranea.
Più scendo e più l’odore di incenso si indebolisce sostituito da un odore di muffa.
Alla fine della scalinata c’è una piccola anticamera quadrata; in fondo trovo il cancello chiuso da una catena e da un grosso lucchetto proprio come mi aveva detto il committente. 
Il signor Donnell è sempre molto preciso nel fornirmi tutte le informazioni per la riuscita dei colpi.
Cazzo ho i brividi! 
Fa freddo qui sotto come se mi trovassi a molti più piedi sottoterra.
Meglio muoversi così mi scalderò.
Poso il borsone a terra, tiro fuori la torcia da casco, la indosso e la accendo; prendo il kit da scasso dalla tasca della giacca.
Benone, come pensavo al primo tentativo il lucchetto si è aperto. 
Rimetto il kit in tasca, sfilo la catena avvolgendola ad una delle sbarre del cancello con il lucchetto che penzola pronta per richiuderla quando avrò finito.
Riprendo il borsone ed entro nella cripta.
Ci sono quindici loculi disposti su tre file nella parete alla mia destra; altrettanti in quella opposta.
L’eco dei miei passi risuona netto qui dentro. 
Raggiungo il penultimo loculo della fila centrale incassato nella parete di destra.
Eccola qui: Ruth Beatrice Slora, nata nel 1630 e morta sul rogo nel 1666.
Le lettere e i numeri sulla lastra sono ben rifiniti e conservati; non sembrano essere vecchi di secoli.


Estratto dal romanzo "Lo sciacallo di Old Burial Hill" di Federico Di Adamo, Midgard Editrice 2023.




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