martedì 21 settembre 2021

Intervista a Giulio Volpi

Intervista a Giulio Volpi, autore del romanzo "Gilda", edito nella Collana Narrativa della Midgard Editrice.





Buongiorno Giulio, parlaci della tua nuova opera, come nasce? 


Mi sono ispirato ad un fatto di tanti anni fa.
Una mattina (allora abitavo a Firenze), passando nei pressi di Scandicci, dove la strada attraversa il torrente Greve, notai, lungo la sponda, una piccola folla, radunata intorno ad un lenzuolo bianco che lasciava intravedere le forme di un corpo umano. Sul luogo erano presenti dei vigili.
Dai commenti dei presenti appresi che si trattava di una donna che era affogata. Notai anche lì vicino un giovane che camminava avanti e indietro visibilmente agitato. 
Questo lo spunto iniziale sul quale ho costruito la storia, tutta naturalmente di fantasia.   



Questo è il tuo secondo romanzo giallo, ci sono collegamenti con il precedente? 


Certamente. I due romanzi sono strettamente collegati perché le indagini sono entrambe svolte dal giovane Commissario Cantoni ma anche perché tutti e due i racconti sono legati alle medesime storie precedenti.  



Gilda è anche un film del 1946 con Rita Hayworth. Ti ha ispirato in qualche modo?


Il titolo del romanzo non è direttamente ispirato al famoso film, ma è stato suggerito semplicemente dal colore dei capelli della vittima. 



Il genere giallo, oltre che intrattenere il lettore in una storia avvincente e intricata, può avere anche delle finalità sociali?


Penso di sì. Il racconto giallo, come lo intendo io, non comprende soltanto lo svolgimento tecnico delle indagini perché i poliziotti non sono necessariamente esenti da coinvolgimenti emotivi. 
In questa storia questo accade al giovane commissario al quale gli avvenimenti del caso fanno rivivere momenti della sua passata storia personale e ciò influenza notevolmente il suo atteggiamento nella ricerca della verità, spinto anche da convinzioni personali che perseguono finalità sociali. 
Grazie per l’attenzione dedicata al mio lavoro.




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