martedì 13 aprile 2021

L'archetipo della femme fatale e la crisi del patriarcato

 di Fabrizio Bandini.






La seconda figura che ci presenta è Elena di Sparta, cantata in maniera imperitura da Omero nell’Iliade e da numerosi poeti in età arcaica.

Elena, Figlia di Leda, era nata da un doppio amplesso, divino ed umano, con Zeus, Re degli Dèi, e con Tindaro, Re di Sparta.

La ragazza, sorella di Clitennestra, era bionda, dalla pelle candida, bellissima, di una bellezza da togliere il fiato.

Il suo nome d’altronde era anche quello della dea Luna spartana (13), cosa che la inquadra ancora meglio nel suo aspetto archetipale.

Elena è una vera e propria donna fatale, un vero e proprio archetipo di donna afroditica.

“Se Afrodite è la dea dell’amore sensuale, Elena è l’incarnazione di quest’amore” scrive giustamente Bettany Hughes (14).

Donna desiderata come nessun’altra, donna destinale.

La sua bellezza indescrivibile e terribilmente fascinosa, tale da sconvolgere le menti, fece le prime vittime sin dalla tenera età.

Teseo, il vecchio re di Atene, la rapì in età adolescenziale, colpito dalla sua incredibile avvenenza.

Liberata dai suoi fratelli, Castore e Polluce, i Dioscuri, tornò felicemente a Sparta, dove ben presto accorsero i migliori re achei e i più valenti guerrieri della Grecia.

E lì si sfidarono per la sua mano.

La vincerà Menelao, fratello del potente Agamennone, re di Micene.

Menelao ed Elena regneranno quindi a Sparta, come re e regina.

Ma la bellezza trascinante di Elena non lascerà affatto tranquillo il regno e colpirà ancora.

Una forza fatale e destinale.

La forza di Eros.

La terribile seduzione di Afrodite, in tutta la sua potenza.

Il principe troiano Paride, in visita a Sparta, vedendola se ne innamorerà perdutamente.

Fu colpito dal suo fascino terribile, delizioso e distruttivo nello stesso tempo.

Properzio così la descrive magnificamente nelle sue Elegie: “Si dice che lo stesso Paride si consunse vedendo nuda la Spartana, mentre si alzava dal talamo di Menelao” (15).

L’incendio erotico che Elena gli procura lo consuma.

Properzio non potrebbe più essere più chiaro nel descrivere la forza dell’eros, dell’archetipo della donna afroditica.

Elena ricambiò l’amore del bel principe troiano, tradendo così suo marito, e fuggì con lui a Troia.

Il danno era fatto.

“Elena chioma bella” (16), come la canta Omero nel IX° Libro dell’Iliade, se n’era andata con lo straniero.

Bachofen sottolinea come la regina di Sparta, donna lunare, infrange il matrimonio seguendo un preciso impulso afroditico, tipico del mondo ginecocratico.

Un mondo in cui la donna regnava, e l’eterismo, la prostituzione, i rapporti afroditici sregolati della femmina con più uomini erano esaltati, mentre il matrimonio, che legava la donna ad un solo uomo, era disprezzato (17).

Nel mondo patriarcale degli Achei, però, un simile gesto non poteva che essere considerato vile e terribilmente offensivo.

La furia di Menelao, re di Sparta, marito tradito, era incontenibile.

Lo sdegno di tutti i re achei era terribile.

Mai si era visto un tale affronto.

Tradita l’ospitalità del re di Sparta, nottetempo portata via Elena, la regina più bella degli achei.

La furia guerriera e la sete di vendetta corse veloce da Sparta a Micene, da Tirinto ad Argo.

La Grecia fu un ribollire di urla e di preparativi di battaglia.

Era la guerra.

La terribile guerra fra achei e troiani che sarà cantata in maniera immortale da Omero nell’Iliade.

Il legame fra Afrodite e Ares, fra mania erotica e mania guerriera, descritto molte volte dagli antichi, è qui splendidamente rappresentato.

Elena, la donna fatale, la donna afroditica, porterà quindi alla guerra e alla rovina l’intera stirpe degli eroi di Esiodo.

Per lei andranno alla morte i migliori guerrieri achei e troiani: Achille, Aiace Telamonio, Ettore e tanti altri.

Nomi epici e leggendari, che fanno tremare ancora oggi.

Con la guerra di Troia (1250 a.C. circa) si chiuderà l’età del Bronzo e si apriranno le porte all’età del Ferro.

Sembra che il destino stesso l’abbia messa lì, in quel punto, in quegli anni, per chiudere un’intera età.

Mille navi achee si metteranno in mare per lei, alla guida di Agamennone, il potente re di Micene, fratello di Menelao, della feroce schiatta di Atreo.

La guerra, epica e sanguinosissima, durerà dieci anni.

Sotto le mura di Troia cadrà anche Pentesilea, la celebre regina delle Amazzoni, alleata dei troiani, vinta dal prode Achille, potente eroe solare.

Paride sarà ucciso da una freccia ed Elena rapidamente sposerà Deifobo, un altro dei figli di re Priamo.

Poi, alla fine Troia cadrà, espugnata con il famoso stratagemma del cavallo.

Ilio sarà data alle fiamme, distrutta completamente, le sue genti massacrate, le donne violentate e fatte schiave. 

Re Priamo verrà ucciso, senza pietà.

Deifobo lo seguirà, il corpo fatto a pezzi.

Alcuni fonti dicono per mano di Menelao o di Odisseo, altre addirittura per mano di Elena stessa, alcune versioni invece riferiscono che Elena festeggiò solo la morte di Deifobo, di cui evidentemente non si era innamorata.

Il racconto narra che Elena, durante il terribile saccheggio, si nascose in un tempio, dove alla fine fu ritrovata dal furioso Menelao, ben deciso ad ucciderla.

Ma la sua bellezza, che sconvolge le menti, colpirà ancora una volta, e il re di Sparta, avvinto, se la riprenderà con sé.

Elena, regina e puttana, parafrasando il libro della Hughes, entrerà così nella storia, in maniera imperitura.


Fabrizio Bandini, L'archetipo della femme fatale e la crisi del patriarcato, Seconda edizione, Midgard 2021


Il libro si può ordinare online su Mondadoristore, IBS e sul sito della Midgard Editrice, nelle librerie indipendenti e nelle librerie Feltrinelli.



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