lunedì 18 gennaio 2021

Le divertenti storie della stella Luce

 di Margherita Merone.




Tra le numerose isole dell’Oceano Pacifico ce n’era una che non era presente in nessuna cartina geografica. 
Qualcuno però la conosceva benissimo perché ci abitava da anni. 
Diana, una bambina di undici anni, viveva su quell’isola da quando era piccola, insieme a suo padre. 
Come fossero finiti su quell’isola lo ricordavano vagamente, l’unica immagine che non avevano dimenticato era il pomeriggio in cui si risvegliarono e si ritrovarono stanchi e feriti sulla spiaggia. 
La madre non era con loro, probabilmente era annegata o forse si era salvata in qualche modo, non potevano saperlo. 
Non c’era nessun altro sull’isola tranne loro e gli animali con cui avevano stretto amicizia, un lucertolone, una foca, un pappagallo e un fenicottero. 
L’isola non era grandissima, c’era anche un vulcano, ma fortunatamente non aveva mai dato problemi. 
In alcuni momenti dell’anno i monsoni mettevano paura, spesso erano costretti a ricostruire la casa con cura e pazienza, la pioggia incessante ed il vento fortissimo erano capaci di distruggere tutto in pochi minuti. Ormai si erano abituati, ma non era comunque una cosa piacevole.
Descrivere la loro casa è facile, basta pensare ad una di quelle che si vedono nei film d’avventura, solida e posta in alto, sugli alberi, per prevenire danni peggiori. Avevano costruito con alcuni tronchi letti per dormire, una specie di armadio dove poter mettere qualsiasi cosa, un tavolo dove poter lavorare. 
Il padre le aveva insegnato a non perdersi d’animo e a non arrendersi mai. 
Quando la vita diventava difficile era il momento in cui si doveva lottare, la vita è un dono le ripeteva sempre. 
Non mancavano di nulla, si erano ben organizzati. 
Erano riusciti a fare alcuni strumenti per poter pescare, in questo modo c’era sempre da mangiare.
Da quando erano finiti sull’isola Diana era tutta la sua vita. 
Attendevano ormai da anni il passaggio di qualche nave, con il fuoco avrebbero fatto notare la loro presenza, ma fino a quel momento non era mai accaduto. 
Diana sapeva attendere, era paziente, crescendo aveva imparato dal padre a non perdere la speranza. 
Il padre aveva costruito un’imbarcazione a vela, forte e resistente, per andare a pescare al largo, stando sempre attento agli squali che ogni tanto giravano nei dintorni. Era facile riconoscerli dalle pinne. 
Al padre di Diana piaceva scoprire le meraviglie dell’oceano, aveva letto tante cose, ma solo in quell’angolo di paradiso aveva avuto quella magnifica e reale opportunità di viverle. 
C’erano pomeriggi in cui si dedicava alla ricerca di alghe ed altri alla scoperta di animali marini sconosciuti.
Diana invece preferiva dedicarsi ai suoi animali, in particolare alle tartarughe. 
Quando nascevano bisognava stare attenti e non perderle di vista, c’era il pericolo che venissero divorate dai granchi, per questo motivo sorvegliava la riva e come nascevano se ne prendeva subito cura. Era un compito impegnativo, ma le piaceva tanto, sentiva la responsabilità e questo era un bene per lei. 
Il padre la lasciava fare, sapeva quanto la figlia fosse in gamba e avesse imparato a cavarsela in qualsiasi situazione. 
Le giornate trascorrevano spensierate e nell’allegria. 
Il padre era sempre intento a progettare qualcosa per migliorare la barca, Diana gli stava accanto, si metteva su uno scoglio e ammirava i pesci, ce n’erano tanti strani, alcuni erano piuttosto buffi. 
Aveva imparato a distinguere gli uccelli dandogli il loro giusto nome, qualche problema lo aveva ancora con gli alberi, difficile stabilire se fossero da frutto o meno. 
Tutta la natura che aveva intorno le parlava rivelandole dei segreti.


Estratto dal racconto "L'isola di Diana", in "Le divertenti storie della stella Luce", Margherita Merone, Midgard Editrice 2020


Illustrazioni di Valeria Bucefari



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