lunedì 20 gennaio 2020

Passato, presente e Futuro!

di Paolo Tagliaferri





Guardò l’orologio: le 19,00; era arrivato un’ora prima del previsto. L’appuntamento con Brigitte era per le 20. 
Futuro Velieri 35 anni, direttore del piccolo museo archeologico di Santa Serenella, diecimila abitanti sulla costa laziale in provincia di Roma, aveva incontrato pochissimo traffico sulla statale Aurelia. Era ottobre e l’estate, con i suoi ingorghi, era  solo un vago ricordo.
Parcheggiò il suo vecchio fuoristrada vicino alla stazione del piccolo paese della maremma toscana. 
Il posto dove avevano scavato per tutta l’estate era a poche centinaia di metri: un  campo delimitato da una staccionata sotto una quercia secolare. 
Era stato il presidente della provincia di Grosseto in persona a contattarlo per via di un suo articolo apparso su una rivista di settore. 
L’articolo precisava, grazie agli ultimi rinvenimenti fatti proprio sul litorale laziale, nuove caratteristiche delle distinzioni tra l’Etruria meridionale e quella settentrionale. 
Il politico si era detto colpito dalla sua conoscenza degli Etruschi, oltre che dal fatto che un archeologo si chiamasse Futuro (“praticamente un ossimoro vivente”) e lo aveva voluto come direttore degli scavi lì ad Antinia, cittadina di mare a trenta chilometri da Grosseto. 
Alla fine di ottobre un contadino, mentre arava il suo campo non distante dal centro del piccolo borgo, aveva dissotterrato piccoli oggetti che facevano pensare ad un insediamento di quel popolo.
Futuro avrebbe coordinato un gruppo di stagisti da tutta l’Europa. 
A giugno avevano iniziato; il sito si era dimostrato interessante e avevano trovato varie anfore ed oggetti in bronzo. 
Poi aveva conosciuto Brigitte: ventottenne, alsaziana, un metro e settanta, immancabilmente bionda, occhi verdi, un corpo da atleta olimpica e un master in civiltà mediterranee all’università di Friburgo. 
L’aveva vista scavare in short e maglietta bianca. 
Le gambe lunghe che cominciavano ad arrossarsi per il sole, i capelli come il grano. 
Le aveva fatto i complimenti per la passione con la quale scavava e si era permesso di insegnarle qualche trucco per non rovinare troppo i reperti. 
Un consiglio, un sorriso, una birra nell’unico locale del paese, una pizza all’aperto e poi i loro corpi si erano incontrati. 
Ricordava la sua pelle bianca con i primi segni di abbronzatura. 
Il profumo dei capelli, gli occhi verdi da felino. 
Poi la partenza a fine agosto. 
Le telefonate, le email.
Ora l’aspettava di nuovo per riaverla, per sentirne di nuovo il profumo tra le dita. 
E poi le serviva la sua competenza linguistica per cercare di capire cosa ci fosse scritto in quell’agenda nera, ben conservata, ritrovata in una cartella di tela cerata vicino agli scavi. 
Probabilmente era roba della seconda guerra mondiale. 
Doveva essere tedesco e lei si era dimostrata felicissima di aiutarlo.
Arrivò davanti a “La Civetta Bianca” un piccolo pub ristorante che spillava una birra di grano o weisse artigianale, prodotta localmente, niente male. 
Futuro se ne intendeva, aveva una passione smodata per la birra.
Per essere ottobre faceva ancora caldo ma una lieve pioggerellina stava iniziando a cadere. 
Entrò.
Il locale era ancora vuoto. 
Si mise vicino alla pedana dove ogni tanto si tenevano concerti di gruppi locali. 
Blues e rock per lo più. 
La cameriera arrivò a prendere le ordinazioni. 
Era carina, trent’anni o qualcosa di meno, caschetto di capelli neri, jeans aderenti e maglietta dei Sex pistols che non riusciva a nascondere due seni ben proporzionati; piercing al sopracciglio destro. 
Sorrise: - Buonasera, che le porto? 
- Ciao, una weisse alla spina per favore e qualche patatina. 
- Certo, arrivo subito.
Non l’aveva notata l’estate scorsa.
In fondo al locale due tizi seduti ad un tavolo: uno indossava un  giubbotto di pelle nera, aveva capelli rasati, la pelle macchiata dal sole e una martello tatuato sul collo, l’altro aveva una giacca di  pile grigio/verde, un berretto militare e quando ghignava verso il compare si intravedeva il luccichio di un incisivo d’oro. 
Erano silenziosi ma le loro facce parlavano per loro. 
Raccontavano di violenza e alcool, di tempo sprecato e odio accumulato. 
Non emanavano good vibrations. 
Sembravano due usciti dal carcere o che presto ci sarebbero tornati.
Suo zio, negli anni settanta, per una molotov ad una manifestazione, era stato in carcere e alla fine anche la sua faccia era diventata così. 
Era per questo che era scappato in Thailandia.
Ancora dopo trent’anni arrivavano le sue cartoline.
La moretta arrivò velocemente.
- Ecco qui.  Disse mentre poggiava la birra sul tavolo di legno grezzo.
- Sei nuova?
- Sì ho iniziato da una settimana.
- Bella la maglietta.
- Bella la tua faccia. 
Rispose lei velocemente e sorridendo ritornò verso il banco.
Sorrise anche Futuro. 
Era sveglia  la moretta e anche carina ma lui apprezzava sul serio quella t-shirt. 
Il 26 novembre 1976 usciva il primo singolo dei Sex pitols, “Anarchy in UK”, il motivo preferito di suo nonno. 
Futuro Velieri: anarchico e bestemmiatore, quattro anni al confino a Ventotene durante il ventennio, sigaro toscano perennemente in bocca e grandi discussioni con il parroco mentre giocavano a scopa.
Il prete beveva vino, il nonno birra. 
Era morto nel 1997, mentre lui era al primo anno di università. 
Il suo ricordo, però, non gli metteva mai tristezza.
Contemplò il bicchiere di fronte a sé. 
La weisse, con il suo colore opalescente e il gusto di grano e frumento, lo aveva conquistato da sempre, bevve un sorso rinfrescante. 
Ripensò al grano dorato intorno alla quercia dove c’era lo scavo, lo stesso colore dei capelli di Brigitte.
A proposito, non si era controllato per niente da quando era uscito di casa. 

Prese la borsa e andò in bagno. 
Allo specchio vide un ragazzo abbronzato di un metro e ottanta, capelli castani tagliati cortissimi e occhi dello stesso colore, qualche rughetta d’espressione ai lati del viso, vestito con una camicia di jeans chiara un po’ consumata, un giubbino leggero da velista  e  un paio di pantaloni verde militare. 

Estratto dal racconto "Passato, presente e Futuro!" di Paolo Tagliaferri, vincitore del Premio Giallobirra 2013, edito nell'antologia Giallobirra 2, Midgard Editrice.



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