sabato 4 gennaio 2020

Intervista ad Andrea Guizzardi

Intervista ad Andrea Guizzardi, autore del libro “Tennista o non tennista”, edito nella Collana Narrativa della Midgard Editrice.





Buongiorno Andrea, parlaci della tua opera, come nasce?
Il romanzo nasce come voluto omaggio al mio sport preferito, che, a causa di un malanno alla gamba sinistra, al momento non posso più praticare. “Tennista o non tennista” è ambientato a Parigi negli spogliatoi del Roland Garros prima dell’inizio della finale del torneo tra Luigi Nervi e Anton Jimenez, i protagonisti principali del libro, nell’attesa dell’ingresso in campo dei due tennisti, ritardato da una perturbazione che si abbatte sulla città e impedisce di dare inizio alla partita. I due finalisti vivono questa fase antecedente l’inizio dell’incontro in modo molto diverso: mentre Nervi, che ha tutti i pronostici contrari, appare più disteso, Jimenez, grande favorito della vigilia, invece, non è affatto sereno. C’è qualcosa che lo turba, ma che nessuno, dall’arbitro al suo allenatore, riesce a cogliere.
La pioggia incessante fa sì che i due tennisti evadano dal “sacro” silenzio dello spogliatoio e si confrontino tra loro. Comincia così una partita psicologica basata sulla contrapposizione tra due opposti approcci alla vita, destinata a concludersi in modo sorprendente e a lasciare nuove consapevolezze nei due protagonisti.


Quali sono le tematiche più importanti del libro?
Il tema portante del libro è rappresentato dallo scontro tra le weltanschauung dei due finalisti. Nervi è colui che ha scelto la sua strada per convinzione e perché ama davvero ciò che fa; Jimenez, invece, incarna chi ha percorso un tragitto, che, seppur costellato di successi, non è stato frutto di una scelta autonoma e libera: sono stati altri – nello specifico i genitori – ad averlo fatto per lui. Il titolo – oltre a voler distinguere chi è un vero tennista da chi non lo è secondo i parametri dettati da Sven Fredriksen, idolo indiscusso di Nervi e autore di un’autobiografia che il tennista italiano venera e le cui pagine sono riportate nel romanzo - sintetizza anche il dualismo tra le opposte visioni del mondo dei due protagonisti e i forti dubbi che investono Nervi e Jimenez sulle loro rispettive scelte di vita. 


Qual è il rapporto fra la scrittura e il resto della tua vita?
Non posso far altro che confermare il valore terapeutico della scrittura. Se non fossi stato colpito da questo antipaticissimo malanno alla gamba sinistra e se non mi fosse stato conseguentemente proibito di caricare la gamba correndo, credo che non avrei mai scritto un libro dedicato al tennis. Non potendo più praticarlo, il che mi pesa parecchio, mi sono detto che almeno avrei potuto omaggiarlo e, in questo modo, raccontandolo in un contesto più ampio quale è quello di un romanzo, ho avuto la sensazione di poter calcare ancora il campo da tennis impugnando la mia fidata racchetta.


Che scrittori ti piacciono e ti ispirano?
Apprezzo moltissimo gli scrittori che sanno scavare all’interno dei loro personaggi, facendone emergere le varie sfaccettature, vizi compresi, dal momento che ogni essere umano è un insieme di pregi e di difetti. In questo senso ritengo che “Pastorale Americana” di Philip Roth,“Le vite di Dubin” di Bernard Malamud e “Il maestro e Margherita” di Bulgakov rappresentino tre vertici inarrivabili. Tra gli scrittori italiani, non posso non citare i corrosivi diari di Ennio Flaiano, i gialli ironici di Fruttero e Lucentini e in epoca contemporanea “Inseparabili” di Alessandro Piperno e “Romanzo per signora” di Piersandro Pallavicini. 


Progetti futuri?
Oltre a dedicarmi alla poesia, nel cui campo mi sono affacciato all’inizio del 2019, sto iniziando a raccogliere le idee per un quarto romanzo.







Nessun commento:

Posta un commento