sabato 9 novembre 2019

Intervista a Ruggero Hakim

Intervista a Ruggero Hakim, autore dell’opera “Dissipare dissapori”, edita nella Collana Poesia della Midgard Editrice.





Buongiorno, parlaci della tua opera, come nasce?
Buongiorno, la mia opera nasce negli ultimi tre anni, quando mi sono dedicato appieno alla scrittura e all'introspezione, contemplando sempre parecchio, osservando il mondo  che ci circonda. Pensieri, riflessioni, che hanno sempre fermentato dentro di me, nel mio essere controverso ma obiettivo, non potevo che esternarle attraverso le poesie, che come forma di messaggio e comunicazione sono un "urlo silenzioso", a cui pochi credo sanno dargli un senso oggi.


Quali sono le tematiche più importanti nella tua poesia?
Vi sono vari “correnti” di pensiero o come preferisco chiamarli flussi di coscienza, ci sono poesie che trattano luoghi, altri manifestazioni culturali e poesie dedicate a persone, qualcuna indiretta e qualcuna diretta.
Ho scritto contro l’expo, manifestazione che ha messo in risalto mondiale Milano la città in cui sono nato ma che ha portato anche tanti disagi. C'è un poema sul salone del mobile, kermesse che mi è cara poiché avviene una volta all’anno, non dura più di una settimana, che trasforma e adorna Milano al massimo. Ho dedicato alcune poesie alle mie amanti, scritte sempre nel mio stile in originale, ci sono dei saggi, non in prosa, sul tema dell' alienazione sociale e critiche sul modus vivendi borghese attuale.



Qual è il rapporto fra la scrittura e il resto della tua vita?

Credo che ogni scrittore vive la scrittura in maniera molto personale e ciascuno filtra, discerne, quelle che possono essere le sue tracce o argomenti, usa metodi e personalizza la sua forma per finalizzare i suoi componimenti. Come dico spesso alle persone che per me la scrittura "è un percorso non una carriera, è una vocazione non un mestiere".


Che scrittori ti piacciono e ti ispirano?
Questa è una bella domanda, incominciamo da quelli che oltre che a piacermi e ho letto hanno ispirato le mie scritture, sempre a livello di "prosecuzione" non di imitazione. Sicuramente D'Annunzio, il massimo esponente italiano dell'estetismo.
Vi sono temi legati anche alla decadenza, quindi Oscar Wilde. Diciamo che Wilde e D' Annunzio mi sono molto cari, in quanto dandy, con le loro personalità controverse e antiborghesi, quali potrete leggere in alcune mie poesie. Sono fan anche degli esistenzialisti Leopardi e Nietzsche, perché credo che abbiano riassunto parecchio il malessere dell' uomo, o come lo chiamavano i poeti maudits lo "spleen".
Apollinaire anche trovo molto affascinante, ho a casa una copia di "Memorie di un giovane libertino", e non potevo che scrivere narrare delle mie muse in una forma erotica ma non volgare o spudorata.
Degli scrittori attuali apprezzo molto l' americano Palahniuk coi suoi contenuti stile e anti-mainstream.


Progetti futuri?
A questa domanda non so mai cosa rispondere e mi ha sempre messo un po' in empasse, simile a quando mi chiedevano che cosa vuoi fare da grande, non sapevo esattamente che cosa rispondere. Non avrei mai risposto che sarei diventato poeta, ci nasci così, uno ce l'ha dentro, e se ne accorge, chi presto chi più tardi. Di sicuro vorrei stare nel campo delle arti, questo della scrittura è stato il mio primo passo. Bisogna mandare un messaggio là fuori, imprimerlo di beltade e verità.




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