giovedì 16 maggio 2019

Intervista a Giampaolo Bianchini

Intervista a Giampaolo Bianchini, autore del libro “Ride e armugina / Ridi e rifletti”, edito nella Collana Poesia della Midgard Editrice.





Buongiorno, parlaci della tua nuova opera, come nasce?

Salve, direi che questa nuova opera rappresenta un po’ il seguito del mio primo libro “D tutto n po’ …e n po’ scomposto / Di tutto un po’….e un po’ scomposto”.
Sintetizza in maniera semplice, ironica, sarcastica e scherzosa storielle del vecchio mondo contadino e di paese e argomenti di piena attualità.
La logica è sempre quella di non dimenticare un segno del passato che ci ha traghettato al nostro tempo e di far riflettere sulle problematiche di oggi che rendono il “mondo trubblo e pieno de tribbli”.
Io cerco di parlarne in maniera sintetica ma incisiva, con un obiettivo e una prospettiva positiva di fiducia e di incitamento non tanto per piangersi addosso o lamentarsi, ma anzi, come presa di coscienza per reagire con forza e determinazione e capire che è ora di rendere migliore questo mondo.


Quali sono le tematiche più importanti di questo nuovo libro?

Mettere a confronto la semplicità e, se vogliamo, l’ingenuità di un tempo con la complessità, il nervosismo, la fretta e la velocità del nostro tempo.
Argomenti forti (droga, bullismo, degrado, ecc.) e frivoli (come le simpatiche storielle del mondo contadino) si rincorrono e si danno il cambio affinché la lettura sia piacevole, scorrevole, incisiva –da qui il titolo del libro “Ride e armugina/Ridi e rifletti”-
Qualcuno, come commento al mio precedente libro, dice: la scelta di impostazione a singoli racconti/poesie o flash è ottima perché lo alleggerisce e dà quasi l’idea di un collage, di un album dei fatti della vita, un racconto non avrebbe avuto lo stesso effetto.
Questo è proprio il mio obiettivo anche per questa opera.

   
Anche Ride e armugina, come la tua prima opera, è stato edito in doppia lingua, perugino e italiano. Sei soddisfatto di questa scelta?

Sì, sono molto soddisfatto di questa scelta.
Il dialetto (che poi è quello contadino) rende, a mio avviso, più simpatica e armoniosa la lettura degli argomenti trattati e poi è un patrimonio culturale che non va dimenticato.
L’italiano per una più semplice comprensione a chi il dialetto non lo conosce o lo ha dimenticato e comunque per rendere l’“opera” fruibile a tutti. 


Progetti futuri? 

Io non sono uno scrittore, mi diverto.
Questo libro, come il precedente, l’ho scritto in poco più di un mese, perché scrivere per me deve essere un piacere e un passatempo, non un impegno.
Spero di cogliere l’attimo, se si presenterà, per scrivere ancora dritto dritto quello che mi vien pensato con il mio stile che non è certo armonioso e delicato come quello di uno scrittore blasonato.





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